Orientare la programmazione di interventi a sostegno della fertilità in Italia è l’obiettivo del progetto “Studio nazionale fertilità” promosso dal ministero della Salute e presentato il 19 febbraio, a Roma dalla titolare del dicastero, Giulia Grillo.L’indagine, coordinata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e alla quale hanno partecipato l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, l’Ospedale evangelico internazionale di Genova e l’Università degli studi di Bologna, è stata rivolta alla popolazione potenzialmente fertile (tre categorie: adolescenti, studenti universitari e adulti fino a 49 anni) e ai professionisti sanitari (pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi, ostetriche). “La denatalità e l’invecchiamento della popolazione – ha spiegato il ministro -, stanno preoccupando molto il nostro Paese” che in Europa “è uno di quelli con il più basso tasso di fecondità”. Secondo l’Istat, infatti, nel 2017 sono nati solo 458.151 bambini, il numero più basso dall’unità d’Italia: 1,32 per donna. Tra i dati più interessanti emersi dall’indagine, il fatto che quasi l’80% degli adolescenti e dei giovani dichiara di volere in futuro dei figli, se possibile entro i 30 anni,
mentre oltre la metà degli adulti intervistati (il 55%) afferma di non avere intenzione di averne. Tra i ragazzi di 16-17 anni, uno su tre ha già avuto rapporti completi e tra tutti i giovani appare diffuso l’impiego di contraccettivi. Manca però in ogni fascia di età la consapevolezza che la fertilità biologica diminuisce progressivamente con l’età anagrafica. Il ministro Grillo propone una campagna di informazione-sensibilizzazione (anche a scuola) e annuncia l’impegno per tentare di garantire a tutti l’accesso alla procreazione medicalmente assistita.
“Probabilmente è necessaria un’azione un po’ più ampia perché oggi l’educazione sessuale nelle scuole è orientata principalmente alla contraccezione e alla gestione della fecondità sganciata dalla generatività della persona, mentre i ragazzi non sono a conoscenza dei tempi della fertilità e immaginano si tratti di un eterno presente”, dice al Sir Emma Ciccarelli, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. “Bisogna pensare – afferma – ad una campagna di informazione e sensibilizzazione che parta da un principio condiviso da tutto il governo: restituire rilevanza e valore sociale alla maternità che invece continua a rimanere una scelta privata nella quale lo Stato interviene, o in caso di difficoltà, o con misure tampone, del tutto inadeguate a garantire e tutelare i genitori nel compito generativo o educativo”. Per Ciccarelli “in Italia è allarme rosso”; per questo “è necessaria una scelta coraggiosa che investa tutti i campi – anche quello lavorativo delle donne, quello dei tempi delle città e tanto altro -; occorre far uscire la maternità dal recinto del ‘privato’: non è una questione privata ma riguarda tutta la collettività”.